lunedì 26 maggio 2008

Sarkozy e la sua battaglia personale al p2p


In Francia, l'iniziativa shock del premier fa già discutere...ma incombono seri dubbi di legittimità costituzionale...


Ultimamente si parla di lui soprattutto sui giornali scandalistici ed i tg rosa di mezzo mondo a causa della sua presunta love-story con un’affascinante giornalista di Canal Plus, Laurence Ferrari. Ma gli internauti francesi invece, quando pensano al premier francese Nicolas Sarkozy, collegano la sua immagine ad una recente proposta di legge che ha avanzato contro il p2p, proposta che definirei “costituzionalmente discutibile” per usare un eufemismo. Nel paese del celeberrimo “liberté égalité fraternité” l’iniziativa del “Sarko”(come lo chiamano bonariamente in patria) comincia perlomeno a far vacillare l’idea di liberté che i cuigini hanno esportato in tutto il mondo. L’idea è semplice: un accordo tra lo stato, i provider e le Major per arrestare il dilagante fenomeno del p2p. Tutti gli utenti che useranno sistemi di file sharing saranno rintracciati dai provider e riceveranno un avviso a casa che li intima di smettere dal compiere l’illecito in questione.

Dopo due o tre avvertimenti se l’utente si dovesse mostrare ancora recidivo, e dunque contrario ad adottare il cambiamento suggerito, i provider dovranno tagliargli l’accesso alla rete. A dir poco incredibile se pensiamo che, mentre qui in Italia qualche settimana fa discutevamo sulla proposta del senatore Pecoraro Scanio di poter addirittura legalizzare il p2p pagando un canone mensile, in Francia invece hanno tagliato corto alla questione vietandolo senza alcuna discussione. L’utente francese recidivo infatti verrebbe iscritto in una sorta di “blacklist” e non avrebbe più la possibilità di stipulare un contratto di connessione con nessun altro provider. Un accordo incredibile dunque, che sembra una vera e propria manna dal cielo per le Major. Non a caso una delle menti del progetto è proprio il CEO di Fnac, Denis Olivennes, una delle più grandi multinazionali francesi di distribuzione di film, musica, libri e quant’altro. 

Ma è legittima una proposta del genere? E’ possibile che gli utenti si possano vedere privati della libertà di navigare in rete in modo così arbitrario? E soprattutto, il reperimento delle informazioni necessarie al loro inserimento nella “famosa” blacklist non costituirebbe una grandissima violazione della privacy? Il caso Peppermint ci ha insegnato che ancora una volta, per adesso, la giurisprudenza ha difeso l’utente contro iniziative analoghe a quella del “Sarko”. Dunque, dato che la metodologia con cui si reperirebbero i dati degli utenti sarebbe simile al caso sopra citato, a mio avviso ci sono seri dubbi sulla costituzionalità di questa proposta. Però ci si può affidare solo ai tribunali per difendere i nostri diritti? In realtà basterebbe che il legislatore facesse più attenzione ogni qualvolta legifera…ma forse sarebbe chiedere troppo, alla classe politica talvolta interessa più conquistare la folla con proclama demagogici o proporre leggi che sembrano veri e propri accordi lobbistici, piuttosto che ragionare dieci minuti in più su un testo di legge che interesserà milioni di abitanti.

Per adesso comunque rimane solo una proposta, poiché dovrà essere sottoposta al vaglio di diversi organi prima di poter ricever l’approvazione definitiva.
In Italia, da parte nostra, c’è già chi strizza l’occhio a questa iniziativa, anche se le associazioni di consumatori sono già insorte definendola “liberticida ed antieconomica”. Vedremo come andrà a finire...Stay tuned

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