domenica 25 maggio 2008

E' arrivata la "degradazione" su internet!


Una legge approvata in senato poche ore prima di Natale minaccia una rivoluzione dei contenuti sul web


E’ proprio così, i “ragazzi” di Montecitorio quando si tratta di affrontare argomenti riguardanti il mondo dell’informatica, non ne combinano una giusta, nemmeno se si impegnano.

L’ultimo “pasticcio” combinato cui ci riferiamo, è il disegno di legge approvato al Senato la notte tra il 21 ed il 22 dicembre 2007,  ed è intitolato ”Disposizioni concernenti la società italiani degli autori e degli editori”.

Che bel regalo per gli italiani! In pratica si tratta di un testo di legge che trasforma la SIAE da un ente di diritto pubblico ad un ente di diritto privato, sottraendola dalla giurisdizione della magistratura amministrativa per sottoporla quindi a quella ordinaria. Una riforma che aumenta a dismisura il potere che quest’organismo detiene in Italia.

Ma non si tratta solo di questo:  il disegno di legge in questione fa discutere, infatti, anche per l’introduzione di una vera e propria ”perla” che arricchisce il già discutibile contenuto del testo. Si tratta del comma uno bis dell’art 70, una modifica voluta tra gli altri da Folena (presidente della commissione Cultura della Camera dei deputati), e Guadagno (conosciuto da molti con il nome di Vladimir Luxuria).

Cosa prevede? Ecco il testo integrale:È consentita la libera pubblicazione attraverso la rete internet a titolo gratuito di immagini e musiche a bassa risoluzione o degradati, per uso didattico o enciclopedico e solo nel caso in cui tale utilizzo non sia a scopo di lucro. Con decreto del Ministro per i beni e le attività culturali, sentito il Ministro della pubblica istruzione e dell'università e della ricerca, previo parere delle Commissioni parlamentari competenti, sono definiti i limiti all'uso didattico o enciclopedico di cui al precedente periodo”.

Anche dopo una lettura superficiale, ci si accorge immediatamente dell’assurdità di questo comma. Innanzitutto sorgono dei dubbi sul significato dei termini “bassa risoluzione o degradati”. Il confine per definizioni del genere, è piuttosto ambiguo (ed anche soggettivo). Ad esempio, per un fotografo professionista la risoluzione di una foto da 2 megapixel potrebbe esser considerata “bassa”, mentre per un semplice amatore potrebbe andare più che bene. La vera domanda, però, è: “a che pro” pubblicare un’opera degradata? Si vuole porre il limite del fine didattico e scientifico? Bene, ma almeno si permetta una pubblicazione decente che non rischi di stravolgere il file nella sua essenza. Un mp3 con un bitrate troppo basso, ad esempio, potrebbe risultare incomprensibile, e di conseguenza la sua pubblicazione del tutto inutile. In questo modo quindi tutti i ricercatori, gli scienziati ed i professori che volessero diffondere qualcosa in rete saranno costretti a modificare i loro file “in pejus” per rispettare i dettami della legge.

Ma il vero passaggio su cui soffermarsi riguarda il riferimento della legge alla necessità dell’assenza dello “scopo di lucro”, da sempre cruccio delle Major, probabilmente il vero motivo della gestazione di questo comma, nella quale si sancisce la libertà nella pubblicazione dei contenuti  purché non si guadagni nulla da quest’attività.

Ma se nel mio blog avessi ad esempio i famosi banner di Google, capaci di fruttare al massimo qualche centinaia di euro? Beh, probabilmente sarei costretto anche a pagare una tassa alla SIAE, perchè, agli atti, risulterebbe comunque il percepimento di un guadagno (seppur minimo ed irrilevante). Il vincolo dell’assenza dello scopo di lucro, inoltre, rimane strettamente collegato alla necessità di fini didattici e scientifici escludendo quindi tutte le possibili attività senza scopo di lucro ma con fini diversi dai sopra indicati. Insomma, dopo il decreto Levi sulla riforma dell’editoria, Montecitorio ha sfornato un’altra legge scritta male e ricca dei soliti messaggi ambigui, che lasciano spazio ad interpretazioni diverse e contraddittorie. Una legge rivolta solo ed esclusivamente ai contenuti pubblicati attraverso “la rete internet”, la quale punta evidentemente a ridimensionare la nostra libertà sul web. Vedremo in che modo sarà applicata... Stay tuned

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